Brand Ambassador di Daniel Philip a spese mie

Negli ultimi anni penso ci siano poche persone che possano dire di avermi visto indossare un orologio. Pur non avendo niente in contrario contro questo prodotto, non ho infatti mai sentito la necessità di indossarne uno. Considerata questa premessa, potete immaginare dunque il mio stupore quando un impresa che vende orologi mi ha contattato per essere uno dei suoi BRAND AMBASSADOR.

Cos’è un Brand Ambassador ?

I Brand Ambassador sono dei soggetti selezionati da un’azienda per poter essere volto e immagine del proprio brand. L’idea è quindi quella di collaborare con influencer che siano in grado di generare un passaparola o, in generale ,reazioni positive in un determinato gruppo audience o in un determinato luogo target.

I Brand Ambassador possono essere dei dipendenti stipendiati o semplicemente dei soggetti privati con cui si stabilisce una collaborazione. È infatti frequente che delle aziende concedano i propri prodotti a delle persone (più o meno note) a patto di farsi vedere, online o meno, utilizzandoli.

Nell’ambito di questa strategia non serve dunque collaborare necessariamente con personalità del mondo dello sport o dello spettacolo. Talvolta i cosiddetti microinfluencer possono infatti essere più incisivi sul loro piccolo pubblico. Nonostante questo però, in  ogni caso resta il fatto che non sia consueto collaborare con chi abbia meno di 1000 followers nei vari social network.

Diventare Brand Ambassador di un brand di orologi

Qualche giorno fa, sono stato contattato sul mio profilo Instagram ( che non ha un grande seguito fuori dalla mia cerchia di conoscenze) da un brand manager di un’azienda chiamata “Daniel Philip Watch”. Il mio entusiasmante profilo era stato in grado convincerlo del fatto che io potessi essere un ottimo Brand Ambassador per la loro azienda.

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Non essendo abituato a questo tipo di offerte decido comunque di ascoltare la proposta. Una proposta di collaborazione interessante andrebbe sempre essere perlomeno considerata.

La proposta in questione era la seguente:


– Un orologio in omaggio, ottenibile dall’online shop con un codice di sconto.
– Training gratuito con in fondatore dell’impresa su come accrescere il numero di follower
– Sconto del 21% condivisibile con i follower, con la possibilità di ottenere commissioni
–  Possibilità di pubblicare una mia foto sulla pagina Instagram aziendale, potendo così indirettamente accrescere i miei follower.

La proposta di per sé, pur non essendo un utilizzatore di orologi, sembrava essere interessante. Avrei potuto avere gratuitamente un orologio e con un po’ di fortuna avrei guadagnato qualche soldo e qualche seguace.

La svolta

Decido quindi di accettare, il brand manager mi contatta dunque nuovamente e mi dice che avrei finalmente potuto avere gratuitamemte l’orologio Daniel Philip ma che avrei dovuto provvedere alle spese di trasporto, per una cifra poco considerevole tra in 12$ e i 20$. Questa richiesta di pagare le spese però insinua in me qualche dubbio.

  • Per quale motivo dovrei pagare per le spese se vogliono proprio me come Brand Ambassador?

Decido perciò di chiedere da dove avvenga una spedizione così costosa ricevendo questa risposta.

– Spediamo dalla Repubblica Popolare Cinese ed inoltre collaboriamo con il programma WorldVision and Compassion International. Spero tu possa capire il valore del processo di spedizione. Per favore, inserisci il codice promozionale e inviami uno screenshot con l’ordine.

Questa richiesta mi spinge a informarmi maggiormente su brand e prodotto, realizzando presto che si trattava di un’azienda che sul suo online shop vende un solo orologio, oltre ad avere qualche relazione negativa sul web. Il mio ingresso nel mondo degli influencer può attendere.

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Brand Ambassador o cliente inconsapevole

La strategia di promozione che prevede l’utilizzo degli influencer è un’ottimo strumento per le aziende. Ritengo però che dover pagare una spedizione che probabilmente vale più del costo del bene stesso e del relativo trasporto, una pratica profondamente scorretta.  Di fatto accettando la proposta di Daniel Philip, più che Brand Ambassador sarei diventato un cliente e, in caso di intraprendere il programma, un promotore scarsamente retribuito. Trovo inoltre che la pratica di Cause Related Marketing o presunta tale, debba generare un po’ di diffidenza.

Non c’è nulla di male ne promuovere un brand ma nel caso si faccia pubblicità non si dovrebbe mai pagare per farlo. Essere contattati da un brand quando si ha poco seguito deve generare qualche dubbio. Soprattutto se si tratta di un brand di orologi e se non si è mai messo un orologio.        







Autore

Alan De Ambrogi

Laureato in marketing. Ama viaggiare e conoscere nuove culture. Non è ancora un bravo blogger ... ma per favore non ditegli nulla.

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