Islanda: l’arrivo

Un viaggio in Islanda alla scoperta della Natura parte 4

Prosegue da qui: Viaggio in Islanda parte 3. Questa parta è dedicata al nostro arrivo in Islanda.

L’arrivo in Aeroporto e il “test d’ingresso”

FInalmente ci siamo. Dopo esserci lasciati alle spalle Praga, arriviamo all’aeroporto di Reykjavík intorno alla mezzanotte del 25 Luglio. Appena scesi dall’aereo veniamo divisi in due file, quelli che si erano gia pre-registrati per il Corona-test, e quelli che dovevano ancora effettuare la registrazione. Infatti come accennato nel secondo capitolo di questa storia, per entrare in Islanda bisognava sottoporsi ad un test del costo di 11000 corone islandesi, ossia circa 70 euro. Il personale dell’aeroporto ci indica delle macchinette automatiche con le quali era possibile registrarsi, pagare e ritirare la ricevuta. Oltre a nome e cognome, veniva richiesto anche il numero di telefono, in modo da poter essere ricontattati in caso di risultato positivo. Dopo aver pagato, ci mettiamo in fila a distanza di un metro e mezzo l’uno dall’altro, in attesa del nostro turno.

Lo scenario è ancora una volta da film apocalittico. Gli addetti al tampone sono letteralmente coperti dalla testa ai piedi per evitare qualunque rischio di contagio. Ci sono anche due agenti della polizia, incaricati probabilmente di controllare che il tutto si svolga in maniera regolare ed ordinata. I test vengono effettuati all’interno di piccoli stanzini numerati. Tutto questo crea, almeno su di me, una sensazione strana, come di disagio. Certo, quando abbiamo prenotato sapevamo a cosa saremmo andati incontro: sapevamo di dover effettuare un test, e sapevamo che era necessario, visto che l’Islanda aveva all’epoca solo 3 contagiati. Ma prima di allora non mi era ancora mai capitato di dovermi sottoporre a un test virologico per entrare in un altro paese. Mi sentivo un pò come una specie di appestato. A questo si aggiungeva la paura di un risultato positivo, possibilità remota (visto che non avevo sintomi), ma comunque possibile.

Sull’Islanda (d’estate) non tramonta mai il sole

L’Islanda è situata nell’oceano Atlantico settentrionale appena sotto il Circolo Polare Artico. Questo significa che, proprio come ai due poli, a seconda delle stagioni sull’isola possiamo avere periodi di solo buio o periodi di sola luce. Trovandosi un po più giù del Circolo Polare, in realtà anche in pieno periodo estivo un paio d’ore di notte ci sono lo stesso. Ma soprattutto nei mesi tra Maggio e Luglio è quasi impossibile trovare il buio completo; un pizzico di luce, un certo chiarore c’è sempre, anche alle 2 di notte. Il periodo con meno luce è invece da Dicembre a metà Gennaio. E’ chiaro poi che le cose cambiano da città a città e da regione a regione. La capitale Reykjavik, ad esempio, situata a sud dell’isola, tra Giugno e Luglio ha “soltanto” 21 ore di luce; mentre se ad andiamo al nord, ad Akureyri, ad appena 100 km a sud del Circolo Polare, li le ore di luce arrivano ad essere addirittura 23. L’Islanda infatti è anche conosciuta per il cosiddetto “Sole di mezzanotte“.

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Tutto questo per dire che, una volta fatto il tampone ed aver recuperato le chiavi della macchina, usciamo dall’aeroporto intorno all’1 di notte… ed è ancora giorno. Immaginate lo stupore. Certo anche di questo eravamo al corrente, ma un conto è leggerlo, un conto è trovarcisi. Nella tua testa sei convinto che sia notte, ma in cielo c’e il Sole. E questa è una sensazione che ci accompagnerà per tutta la vacanza; bella si, ma che chiaramente influenzerà in modo piuttosto negativo il nostro sonno. In compenso avevamo tantissimo tempo per visitare quello che volevamo. E poi c’erano quei tramonti… lunghissimi e bellissimi, un esplosione di colori. Insomma si dormiva poco e male, ma ne valeva decisamente la pena.

Il dramma dei negozi chiusi la sera

Un altro problema delle giornate lunghissime erano i negozi, anche d’estate continuavano a chiudere intorno alle 6. I ristoranti dalle 8 non servivano più cibo. E questo per persone abituate come noi a cenare tardi era obiettivamente un dramma. Così capita ad esempio che un giorno, essendo già tutto chiuso nell’arco di 50 km, ci presentiamo al ristorante di un albergo alle 20.30, pregando di farci mangiare. Il cameriere si impietosisce e ci offre l’unica cosa che gli era rimasta in cucina, una lasagna surgelata. In Islanda. Prendere o lasciare. Naturalmente abbiamo accettato. Tornando indietro forse non lo rifarei.

Anche i pub seguivano orari piuttosto insoliti. Una sera arriviamo ad un cottage/campeggio intorno alle 8. Dopo aver mangiato e aver sistemato le valigie in stanza, decidiamo di farci una doccia e poi uscire a bere qualcosa al pub del campeggio. “Si, ma con molta calma, tanto è ancora presto, guarda ci sono ancora i ragazzini che giocano in strada, figurati se il pub non è aperto”. Ce la prendiamo un po troppo comoda e tra una cosa e l’altra varchiamo la porta del pub alle 11.

  • “Tre birre grazie”
  • “Eh mi dispiace ma stiamo chiudendo”.
  • “MA come?! C’è ancora il sole!”
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Tornando in stanza notiamo con un pò di stupore che i bambini di prima stanno ancora giocando tranquillamente in strada, alle 11 di sera. Però i pub sono chiusi. E in cielo c’è un sole che spacca le pietre. Mi sembra giusto. Insomma se andate in Islanda (o anche in Scandinavia) non fatevi ingannare dalle giornate lunghe, i negozi continuano a chiudere come se facesse buio alle 5 del pomeriggio. Armatevi di conseguenza.

Il vento d’Islanda

Il vento è la costante presenza del clima islandese. In Islanda una bella giornata è una giornata senza vento. E credetemi, sono piuttosto rare. Questo perchè l’aria mite dell’Atlantico si mescola con l’aria artica fredda proveniente da nord, creando appunto bufere ed improvvise folate di vento che possono tranquillamente arrivare ai 250km/h. Per questo quando si noleggia un auto conviene sempre assicurarsi anche contro i danni da vento e tempeste di sabbia. Fate anche molta attenzione quando vi sporgete da una scogliera o salite su una roccia: ritrovarsi in mare è un attimo. Il vento fa anche si che, anche quando non fa poi tanto freddo, le temperature percepite siano comunque criminali. Se d’estate volete evitare il maglione (solo per i piu temerari), una giacca a vento invece è d’obbligo.

Il problema è che quando siamo partiti da Praga facevano 35 gradi ed io ed Alan eravamo in pantaloncini e magliettina a maniche corte. Succede quindi che, una volta usciti dall’aeroporto, non passano neanche 30 secondi che una folata micidiale ci coglie come dire “impreparati”. Così affrettiamo il passo verso la macchina. Una volta trovata la nostra non senza fatica (le macchine a noleggio dell’aeroporto di solito sono tutte uguali), io e Alan ci rifugiamo in auto mentre il Gavu controlla lo stato della vettura e fa le foto di rito.

Radio Islenska e la notte a Keflavik

Dovendo passare molte ore in macchina, la questione musica passava tutto’altro che in secondo piano. Per questo ci eravamo organizzati di tutto punto con cavetti vari e powerbank per sentire la musica dai cellulari. Ma una volta saliti in macchina decidiamo, non so neanche bene perchè, di accendere la radio per andare alla ricerca di musica islandese. Ed è così che scopriamo RADIO ISLENKSA BYLGJAN. La particolarità di questa radio, è che mentre le altre stazioni islandesi passavano perlopiù musica internazionale, molta della quale in lingua inglese, ISLENSKA passava solo e soltanto musica islandese, cantata in islandese, come ad esempio Með þér di Jón Jónsson. Una volta scoperta questa radio non l’ abbiamo più lasciata per il resto della vacanza.

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Accompagnati da bellissime melodie islandesi, arriviamo al nostro albergo. Per la prima notte, visto l’orario, avevamo optato per la soluzione più comoda e flessibile: L’Hotel Grásteinn, situato ad appena 5 minuti di macchina dall’aeroporto, nella piccola cittadina portuale di Keflavik; hotel a due stelle, con Reception H24, con colazione inclusa e eventuale cancellazione gratuita. Prezzo di una doppia (con aggiunta di divanetto per la terza persona) 160 euro. Considerati i prezzi islandesi, più che onesto.

La musica Islandese

A proposito di Radio Islenska, vorrei concludere questo capitolo, spendendo due parole sul mondo musicale islandese. Facciamo un paio di premesse. 1 – L’intera Islanda ha una popolazione di circa 360 mila abitanti, per intenderci meno di Firenze, 2/3 dei quali si concentra tutta nella capitale Reykjavik. Il resto della nazione è abitata perlopiù da pecore.
2 – L’Islandese è una lingua difficilissima, piena di suoni e parole incomprensibili. E’ si una lingua germanica, ma credete ad uno che col tedesco ha a che fare ogni giorno, l’islandese col tedesco non c’entra assolutamente niente.
– L’ Islanda è geograficamente isolata. Ha cominciato ad essere meta turistica soltanto da qualche decennio, prima di allora a parte qualche sporadico contatto erano perlopiù abbandonati a se stessi.

Con un quadro del genere è chiaro che gruppi o artisti islandesi di successo internazionale siano un caso più unico che raro. Nonostante questo non mancano delle ottime eccezioni, come ad esempio i Kaleo, Björk, Of Monsters and Men, i Pascal Pinon o i Sigur Ros. Chiaramente però a parte una o due canzoni, tutti questi artisti hanno basato il loro successo su testi inglesi e non islandesi, per rendersi quanto meno comprensibili dal pubblico internazionale. I Sigur Ros poi sono un caso a parte perchè usano una lingua inventata, Vonlenska (“lingua della speranza“), che consiste nel legare sillabe inventate in base al loro suono e al rapporto che possono avere con le parti strumentali di ogni canzone. Cioe in pratica la voce diventa uno strumento aggiunto.

Un ottimo esempio di questo processo di “inglesizzazione” delle canzoni islandesi sono i Daði og Gagnamagnið, che hanno partecipato all’ Eurovision 2020 con la canzone Gagnamagnið, poi tradotta completamente in inglese col titolo Think about things. Sulla partecipazione dell’Islanda all’Eurovision c’è persino un film “Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga”, completamente girato in Islanda, in cui un viene rappresentato un gruppo Islandese che vince l’Eurovision con la canzone “Husavik”. La storia chiaramente è inventata.

To be continued …

Autore

  • Federico Schopper

    Laureato in lingue e letterature straniere. Attualmente Insegna italiano in Germania, ad Augsburg. Ama viaggiare e venire continuamente a contatto con nuove culture. Nel tempo libero si diletta suonando (male) la chitarra e scrivendo discutibili racconti sulla sua esperienza all'estero.

Federico Schopper

Laureato in lingue e letterature straniere. Attualmente Insegna italiano in Germania, ad Augsburg. Ama viaggiare e venire continuamente a contatto con nuove culture. Nel tempo libero si diletta suonando (male) la chitarra e scrivendo discutibili racconti sulla sua esperienza all'estero.

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