Questa che state per leggere è la cronaca di come una pazza idea tra amici (il Quarantena Pong per l’appunto) si sia trasformata in un torneo internazionale.
La noia della quarantena
Nel momento in cui scrivo fortunatamente le misure di quarantena dovute al Coronavirus si sono affievolite in modo più che significativo, sia in Italia che nel resto del mondo. Ma fino a due/tre settimane fa un pò ovunque si era costretti a rimanere a casa, potendo uscire al massimo un’oretta per fare la spesa o per portare fuori il cane. Anche chi aveva la fortuna di lavorare, lo faceva perlopiù in homeoffice e ad orario estremamente ridotto. All’improvviso ci siamo ritrovati tutti con una grandissima quantità di tempo libero, ma senza sapere come impegnarlo. Inaspettatamente la noia era diventato un sentimento abbastanza diffuso. In tali condizioni trovare un modo costruttivo per affrontare la monotonia di quelle giornate era un compito tutt’altro che facile. Ed è così che la gente ha cominciato a pensare ai modi più assurdi per passare il tempo…
Diversi modi per passare il tempo
Basta farsi un giro sul web per rendersi velocemente conto della situazione. C’e chi ha organizzato veri e propri concerti in balcone, chi si sfidava a colpi di carta igienica, chi organizzava colazioni o pranzi su zoom o su skype. C’è persino chi ha avuto la brillante idea di aprire un bar online. Il colpo di genio viene dalla Russia, da San Pietroburgo: ci si prepara un bel drink, si entra nella pagina della bar col proprio nome e si attiva la webcam. Pochi click del mouse e ci si ritrova “seduti” nel StayTheF***Home Bar.Non ci crederete ma, stando a quante riferisce l’agenzia creatrice del progetto, il sito ha raggiunto le 200mile visite in sole due settimane.
C’e poi chi si è dato alla creazione di Flashmobs. A Roma in molti quartieri ogni 3/4 ore molte abitazioni si erano ad esempio messe d’accordo per riprodurre a tutto volume la stessa di canzoni, in barba alla quiete del vicinato. Sui social invece non sono mancati challenge vari tra pubblicazioni di foto, ricordi di carriere sportive e catene varie. Anche molti personaggi famosi si sono cimentati in dirette social condivise a base di duetti musicali, interviste e rimpatriate.

Il Fifa World Cup Quarantena Pong
Noi personalmente abbiamo cercato di tenerci impegnati guardando serie e film su Netflix, leggendo, oppure parlando o giocando online con amici da tutto il mondo.
Proprio in occasione di una chiaccherata con un amico di vecchia data siamo stati coinvolti in una di quelle iniziative che solo menti brillanti con molto tempo a disposizione possono avere. Ero stato ufficialmente invitato ad un torneo di Beerpong online.
Andrea, il suo creatore, tra le tante esperienze di studio all’estero ha sviluppato una grande passione per il Beerpong, lo sport più amato dagli studenti erasmus. E neanche la quarantena è riuscita a frenare questa sua passione fino a fargli ideare una versione online del suo gioco preferito. Dopo alcune partite giocate per ingannare il tempo e trasmesse in diretta su Instagram, l’interesse crescente degli spettatori lo ha convinto a organizzare un torneo. Era nato il Quarantenapong. In pochissimo tempo Andrea, grazie alle sue conoscenze e al suo entusiamo, riesce a coinvolgere persone da tutto il mondo. In pochi giorni 32 impavidi giocatori provenienti da ogni parte del globo erano pronti ad affrontarsi senza esclusione di colpi fino all’ultimo bicchiere.

Come funziona il Quarantena Pong
Il beerpong online – o Quarantena Pong – si gioca direttamente da casa ma contro avversari di tutto il mondo. I requisiti minimi per partecipare sono:
- Un account Instagram per la diretta
- 10 bicchieri da Beer Pong
- Una o più palline da Ping Pong
- Un tavolo abbastanza lungo
In pratica si mettono i 10 bicchieri sul tavolo, poi si piazza una telecamera dietro il tavolo a debita distanza in modo da poter riprendere se stessi e il tavolo e si fa partire la diretta Instagram. Purtroppo però a causa della quarantena molti aspiranti giocatori hanno incontrato più di una difficoltà nel procurarsi pallina e bicchieri. Per questo inizialmente è stata data la precedenza a chi disponeva già di tutto l’occorrente o chi comunque poteva sopperire a tali mancanze in qualche modo alternativo ed originale. Questo ha permesso a molti partecipanti di prender parte all’evento con palline improvvisate o persino con bicchieri di diverse dimensioni, il tutto più all’insegna del divertimento che della regolarità delle partite.
Il regolamento
Le regole del gioco sono quelle tradizionali, ma con qualche rivisitazione:
- Si gioca con 10 bicchieri invece di 6.
- Per ovvie ragioni il rimbalzo non vale doppio.
- Sempre per ovvie ragioni si gioca 1vs1 e ogni giocatore effettua due tiri invece di 1.
- Se si centra due volte lo stesso bicchiere, si tolgono 3 bicchieri
- Si possono risistemare i bicchier una sola volta nell’arco dell’intera partita, ma solo quando ne sono rimasti 5 o meno di 5.
- Si è deciso, per via del periodo particolare, di giocare con l’acqua nei bicchieri al posto della birra, che invece si beve a parte da un bicchiere extra o direttamente dalla bottiglia.
- Non potendo controllare il gomito, si tira un passo ad un passo di distanza dal tavolo.
- Prima di ogni round occorre assicurarsi che l’avversario possa vedere chiaramente nella propria inquadratura i bicchieri di chi tira.
Come già detto, Il tutto viene trasmesso in diretta Instagram, e per permettere una maggiore visibilità, i giocatori devono rendere “pubblico” il proprio profilo durante lo svolgimento della partita.
Svolgimento del torneo
La prima edizione assoluta del Quarantena Pong è iniziata Lunedi 6 Aprile ed è terminata mercoledi 22 Aprile. I partecipanti erano 16, la metà italiani, tra cui il nostro Alan, 4 spagnoli, 1 argentino, 1 russo e un belga. La vittoria di questa edizione è andata ad Andrea Chiodo, calabrese ma residente a Roma, che ha battuto in finale lo spagnolo Pablo. Visto il successo della prima edizione, dal 6 al 22 Aprile ne è andata in scena una seconda con ben 32 partecipanti e a cui si è aggiunto anche Federico. Questo secondo appuntamento ha visto tra gli altri anche la partecipazione di Emanuel Richter, cestista sloveno professionista che milita nel BG Topstar Kangaroos in Stadtbergen (Baviera). Proprio Emanuel si è aggiudicato la vittoria, battendo in finale Andrea, l’organizzatore e la mente del torneo, in una finale ad altissimo tasso tecnico.
L’intervista all’ideatore del Quarantena Pong
Al termine delle due edizioni del torneo, anche grazie alla mediazione di Alan, siamo riusciti ad intercettare con i nostri microfoni Andrea, l’inventore del Quarantena Pong, il quale è stato così gentile da concederci un’intervista in esclusiva:
- Ciao Andrea. Molti lettori delle nostre cronache non ti conoscono… Prima di tutto, dicci qualcosa di te. Dove vivi, cosa fai nella vita?
Ciao Federico, mi chiamo Andrea Straffalaci e sono uno studente di geologia (lo so, è strano) all’Università della Calabria. Se dovessi riassumere con una parola i miei anni ultimi anni di vita la parola più adeguata sarebbe “Erasmus”. Ho avuto la fortuna di partire tre volte in Spagna, precisamente a Granada, Alicante e Las Palmas e una volta a Città del Messico. Sono state esperienze davvero uniche e formative nelle quali ho avuto la possibilità di alternare momenti di bassa sobrietà, a viaggi on the road alla scoperta di posti incredibili. È proprio durante l’esperienza ad Alicante che ho scoperto il Beer Pong e da lì non sono riuscito più a separarmene.
- Ma passiamo alle cose importanti… la tua è una grande idea per impegnare le tristi serate in quarantena di festaioli provenienti da tutto il mondo. Ma come nasce esattamente il Quarantena Pong?
Il Quarantena Pong nasce dalla voglia di mantenere l’appuntamento fisso con il Beer Pong, che organizzavo puntualmente ogni sabato sera, con i ragazzi di ESN Cosenza. La voglia di mantenersi allenati e intrattenere le monotone serate di inizio quarantena ha fatto il resto. Al ritorno da Alicante, nel lontano 2014, vista la passione per il gioco, ho proposto a Domenico di organizzare un torneo di prova Beer Pong. Dopo aver procurato due tavoli e aver coinvolto un po’ di gente alla fine il primo torneo è stato un vero e proprio successone. A poco a poco abbiamo affinato le tecniche organizzative fino a quando, dopo 3-4 tornei semi-improvvisati, siamo riusciti ad organizzare un torneo a 64 squadre, quindi 128 partecipanti. Cinque tavoli a disposizione, 4 arbitri ufficiali con tanto di Name Tag, un frigorifero per mantenere le birre fresche, uno stereo che pompava musica di dubbia qualità e una bottiglia di Amaro del Capo come premio. Da quel momento il Beer Pong è diventato lo sport ufficiale dell’Università e, nonostante la quarantena, abbiamo continuato a godere della bellezza di questo gioco. Molti lo considerano solo un gioco ma sono certo che è molto di più: è un gioco aperto a tutti, crea integrazione, non conosce sesso e religioni, anche i meno abili negli sport comuni possono dire la loro, perdere non fa poi così male e allo stesso tempo si beve, tanto e roba di bassa qualità.
- Come reputi il livello di partecipazione a queste due edizioni ravvicinate del tuo grande evento sportivo?
Nei giorni precedenti alla prima edizione del Quarantena Pong, io e Domenico abbiamo fatto una partita di prova per valutarne la fattibilità e i risultati sono stati molto buoni. Reclutare i primi 16 partecipanti non è stato per nulla semplice: molti non avevano a disposizione palline e/o bicchieri e non si poteva uscire a comprarli, alcuni si vergognavano e addirittura qualcuno non aveva Instagram per la diretta. Proprio per questo il livello della prima edizione è stato più basso rispetto alla seconda. Qualcuno giocava con le tazze, qualcuno con i bicchieri troppo piccoli, qualcuno con i tappi di bottiglia al posto della pallina. Insomma, è stato tutto molto improvvisato. Nonostante tutto abbiamo avuto iscritti collegati da cinque Paesi diverse e buoni ascolti durante le dirette. Per la seconda edizione ho migliorato qualcosina per rendere il regolamento più completo e grazie al passaparola siamo arrivati velocemente a 32 iscritti. Il livello è stato decisamente più alto e a partire dai quarti di finale le partite duravano massimo dieci minuti, dimostrando la bravura dei giocatori.
- Quali sono stati i vostri punti di forza? Cosa invece poteva essere migliorato?
Un punto di forza della seconda edizione che ha spinto qualche partecipante a iscriversi è stato sicuramente il premio messo in palio. Un “battesimo del mare” gratis alla fine attrae anche chi non sa nuotare. La cosa più bella del torneo sono stati i commenti sotto le dirette: si sono letti insulti che non pensavo nemmeno esistessero. L’internazionalità ha reso il tutto molto più interessante. Personalmente l’idea di giocare contro qualcuno collegato dal Giappone, dal Messico, dall’Olanda, dalle Canarie, ha reso il tutto più affascinante. I problemi più grandi che andrebbero migliorati sono quelli di connessione. La prossima volta al momento dell’iscrizione mi farò mandare lo screen dello speed test. Certo, qualche ragazza in più per abbassare il rapporto uomo/donna non dispiacerebbe.
- È vero che avete provato a contattare personaggi famosi dello sport, ad esempio giocatori di basket?
Effettivamente ho scritto a un sacco di calciatori e giocatori di basket, ma poca gente mi ha risposto. Bruno Cerella, giocatore di serie A di basket, ha declinato l’invito con la scusa di non bere birra ma sicuramente avrà avuto paura di sfidarmi. L’unico sportivo a rispondere alla chiamata e poi a partecipare, grazie alla mediazione di Alan, è stato Emanuel Richter, cestista professionista, che alla fine si è dimostrato il più forte e ha battut proprio me in finale.
- Vuoi raccontarci qualche aneddoto interessante riguardante il Quarantena Pong?
Uno dei momenti più bassi del torneo, ma penso della storia dell’umanità, è stato quando un ragazzo, dopo aver perso, ha avuto la brillante idea di abbassarsi i pantaloni e far vedere in diretta quello che nascondeva tra una gamba e l’altra. Un gesto tutt’ora inspiegabile.
Di contro si sono viste anche partite interessanti, con alcune giocate di altissimo livello. Il primo a stupire tutti è stato Giangi, che ha infilato ben sei palline consecutive. Nel terzo turno della seconda edizione invece sia io che mio fratello abbiamo eliminato gli ultimi tre bicchieri dei nostri rispettivi avversari con un doppio canestro nello stesso bicchiere.
- Con l’affievolirsi delle misure restrittive e il ritorno ad una vita più o meno normale, avete comunque in programma di far partire altre edizioni?
La speranza è quella di tornare ai tornei vecchio stampo, giocando contro la gente reale, con la birra nei bicchieri e la pallina sporca che ci finisce dentro. Vista la situazione attuale però, non credo che torneremo così presto a godere dello spettacolo del beer pong dal vivo. La passione per il gioco e la voglia urgente di rivincita sono sicuro che mi porteranno a organizzare una terza edizione. Non so come, non so quando, ma sicuramente più ignorante che mai.
A noi quindi non resta che aspettare. Potete tenervi aggiornati sulle prossime edizioni, seguendo la pagina Instragram ufficiale del Quarantena pong a questo link. Ne vedrete sicuramente delle belle, parola di Andrea. Intanto godetevi qualche video delle scorse edizioni.