Da austriaca, me lo sono chiesta spesso: è davvero possibile utilizzare l’aggettivo tedesco come un insulto? Beh, dalle nostre parti, si, può succedere eccome. Mio cugino ad esempio mi ha raccontato indignato di come, durante il suo allenamento di sci della scorsa settimana, uno sconosciuto è entrato nella sua pista. La sua reazione e quella dei suoi compagni è stata di urlare contro questa persona, usando appunto l’appellativo di tedesco letteralmente come un insulto: “ma sei cieco? Vattene, tedesco!” Per chi non è mai stato su una pista da sci: praticamente tutti indossano il casco sulle piste e di solito non si ha una giacca con la bandiera. Quindi è difficile riconoscere le persone a vista o sapere da dove vengono. Ma per mio cugino era chiaro fin da subito che solo “un tedesco” poteva fare una cosa del genere.
Nella mia regione austriaca, il Vorarlberg, vicino al confine con la Germania e meta turistica molto amata, non gradiamo particolarmente i tedeschi. Gli olandesi sono divertenti. Gli svizzeri sono un pò come noi. Gli italiani sono gioviali. E i tedeschi? Fastidiosi, insulsi e presuntuosi. Ecco, ora immaginate che io, con questo background, mi sono trasferita ad Augusta all’età di 19 anni – e si – ero un po’ nervosa. Per questo mi sono preparata psicologicamente a momenti difficili.
Differenti… perchè?
Ma no, in fondo non c’è tutto questo astio! Anzi, i tedeschi pensano che l’Austria sia molto carina. Un bellissimo paese per trascorrere le vacanze. Gli “Ösis” (un diminutivo della parola tedesca Österreicher, austriaci) poi sono un popolo molto divertente. A volte qui in Germania mi chiedono di parlare con l’accento austriaco, che è così bello da sentire. E allora, da dove derivano queste differenze, questo apparente clima di contrasto? Non so, forse è la tipica sensazione del “fratellino”. Forse perché a scuola ci veniva sempre ricordato di parlare “tedesco chiaro” e questo a volte era davvero snervante. O forse è perché molti tedeschi non hanno davvero idea di come ci si comporti in una pista da scii? Oppure dipende dalla nostra presunta inferiorità nel calcio?
Anche se in realtà molti tedeschi preferiscono dimenticare che la loro nazionale non ha passato il girone eliminatorio dei mondiali del 1978 in Argentina (per giunta da campione in carica) proprio a seguito della sconfitta per 2:3 contro l’Austria. Pensate, per noi quella partita è così importante che quando la mia famiglia venne a trovarmi nel 2016 in Argentina (stavo trascorrendo un semestre di studio), mio padre baciò il suolo mentre cambiavamo aereo all’aeroporto di Córdoba E non sto scherzando. Per chi non lo sapesse, Córdoba è la città dove venne disputata la partita, che è quindi anche nota come “miracolo di Còrdoba” o “vergogna di Còrdoba” a seconda della prospettiva che si assume.
La mia esperienza da austriaca in Baviera
In ogni caso, in Baviera mi sono sentita subito a casa e così spesso mi sono dimenticata che in realtà ero una straniera. Quando viaggio con gli amici tedeschi e ci chiedono da dove veniamo, a volte mi limito a rispondere genericamente “dalla Germania”. Per molti è comunque più o meno la stessa cosa. A volte dubito persino di essere “davvero” straniera. E’ successo ad esempio quando ho fatto domanda per una borsa di studio per studenti stranieri all’università di Augusta. Per essere sicura al 100%,, ho chiesto all’Ufficio Internazionale. Ma dopo un piccolo attimo di esitazione erano sicuri: “Sì, si, tranquilla, sei una vera straniera”.
Questo è sicuramente uno degli aspetti più interessanti del vivere in Germania da austriaca… Il credere fermamente di aver fatto bene o male le stesse esperienze; si tende a dare tutto per scontato, qualcosa di già visto o sentito. Condiviamo quasi la stessa lingua, tutti hanno trattato più volte a scuola la Seconda Guerra Mondiale da ogni possibile prospettiva, tutti hanno letto Goethe, tutti hanno guardato Germany’s Next Topmodel (sì, c’è Austria‘s Next Topmodel, ma nessuno lo guarda), ma soprattutto, tutti hanno raccolto i taccuini Diddl (le foto qui sotto sono dalla mia collezione personale).



Uguali ma in fondo diversi
Eppure no, forse non è affatto tutto così uguale. A volte se ci penso bene è quasi scioccante rendersi conto di quante differenze, anche piccole, ci siano tra noi e i tedeschi. Ad esempio che la posta in Germania arrivi anche il sabato… vivo in Germania ormai da ben 7 anni e continuo a trovarla una cosa incredibile, assurda. O come quando sono andata a comprare delle matite colorate. Dopo la terza cartoleria in cui il commesso non sapeva quali fossero i colori “Jolly”, mi sono messa a cercare su Google. Chi avrebbe mai pensato che questo marchio dal suono così inglese provenisse in realtà da una delle più grandi aziende dell’allora Impero Austro-Ungarico? E che fosse ancora del tutto sconosciuto in Germania?
E che dire delle patatine Kelly’s Chips?! A guardarla così, sarebbe perfettamente comprensibile pensare che questa busta provenga da un’azienda statunitense conosciuta in tutto il mondo per la produzione di snack. E invece no, anche questa azienda è solo e soltanto austriaca! Ok, ad essere del tutto onesti uno dei fondatori era un ex soldato americano che rimase in Austria dopo il ritiro degli alleati nel 1955. Ma rimane pur sempre un marchio austriaco, che difficilmente troverete in Germania.
Conclusione
Sono sempre stata una donna più che favorevole all’idea di “Europa unita”, e penso che alla fine ci si possa sentire tranquillamente a casa in qualsiasi parte d’Europa. Quante volte a bordo di un treno tra Austria e Germania non mi sono minimamente accorta di aver passato il confine? C’è voluto il Coronavirus a ricordarci che anche se siamo in Europa, siamo pur sempre separati da confini. Così all’improvviso mi sento – ahimè – di nuovo un’austriaca al valico di frontiera. E purtroppo è così per tutti in questo momento. Non è una bella sensazione… Non vedo l’ora che torni ad essere tutto normale; di poter valicare il confine senza dover mostrare alla polizia il mio certificato di residenza a Francoforte; di poter tornare a pensare: “ma si, alla fine siamo tutti uguali… hai ancora delle pagine Diddl da scambiare?“
Un articolo veramente ben scritto (e anche molto divertente!).
In effetti da italiano ho sempre fatto fatica a trovare differenze fra austriaci e tedeschi, invece ce ne sono parecchie!
Conoscendo personalmente l’autrice ho potuto apprezzare l’umorismo, la simpatia, la sagacia e l’intelligenza austriache.
Daje Viky!