Un viaggio in Islanda alla scoperta della Natura parte 2
Prosegue da qui: Viaggio in Islanda parte 1
Prime avvisaglie di Covid
Avevamo quindi quasi ultimato i preparativi di viaggio. Eravamo al settimo cielo. In quel momento il Coronavirus non aveva ancora assunto i caratteri di pandemia. Era si già molto diffuso in Cina, ma in Italia il primo caso certificato si era manifestato appena una settimana prima. Oltretutto erano stati chiusi solo due comuni, Vò e Basso Lodigiano in Veneto. Insomma, il virus era percepito tutt’altro che come una minaccia imminente. Era perlopiù qualcosa di lontano e indefinito. Noi tra l’altro ci eravamo tutelati prenotando solo alloggi a cancellazione gratuita. Ci sentivamo tranquilli. Cosi tranquilli che nella nostra chat del viaggio in Islanda del virus non se n’era ancora fatta menzione.
Il primo Marzo portiamo a termine anche la prenotazione della macchina e del pernottamento a Oslo, nostra tappa intermedia nel viaggio di ritorno. Ci salutiamo cosi, e in pratica non scriveremo più niente in chat addirittura fino al 22 Aprile.
Il viaggio in Islanda è in pericolo
Non saprei dirvi con certezza se nell’arco di quei 50 giorni ci siamo comunque sentiti su altri canali, Whatsapp o telefono, oppure no. Ma sta di fatto che la situazione precipita rapidamente, prima per Alan e Gavu, e poi anche per me. Tra il 7 e l’8 Marzo il Governo chiude ufficialmente la regione Lombardia. Il 9 Marzo, con una diretta notturna su Facebook il premier Conte annuncia il lockdown generale in tutto il paese. Alan che in quel momento si trovava in Italia, riesce a tornare in Germania per un pelo. Ma venendo proprio dalla Lombardia, la regione col più alto tasso di contagio, viene trattato praticamente come un appestato da colleghi, amici e coinquilini. Non gli viene neanche permesso di dormire nella sua stanza ed è costretto a soggiornare in un ostello.
Intanto anche in Germania pian piano cominciano a chiudere tutto e a lasciare la gente a casa. Uno dei primi a farne le spese sono proprio io, che da un giorno all’altro, senza alcun preavviso, mi vedo privato del mio lavoro alla Volkshochschule. Mi resta il lavoro in panetteria, ma lavorando solo 2 ore al giorno e a settimane alterne, beh mantenersi è difficile.
Insomma, posso ben immaginare che con una situazione del genere tutta questa voglia di parlare del viaggio in Islanda non ci sia stata.
Alan tentenna, il Gavu suona la carica
Si diceva del 22 Aprile. Quel giorno, alle ore 15.16 dopo un interminabile silenzio, Alan improvvisamente rompe gli indugi. E lo fa a modo tutto suo, postando unafoto di un articolo dal titolo tutt´altro che confortante: “Crisi economica in Islanda, i turisti annullano i viaggi e sale la disoccupazione”. Ma il Gavu, a sorpresa, è prontissimo a cogliere la provocazione e a dare un segnale positivo: “noi per ora non si molla niente, ci speriamo ancora”. E poi aggiunge: “sai che sono due giorni che i contagi da noi sono calati davvero tanto? Forse stiamo uscendo fuori dal picco”.

Passano altri 15 giorni di interminabili silenzi, finchè Alan, questa volta in modo decisamente più chiaro e diretto, prova ancora a richiamare la nostra attenzione; Gavù dal canto suo non cambia idea, e continua a vedere il bicchiere mezzo pieno. Alan si dichiara d’accordo.
- “allora, si va o non si va? Opinioni?”
- “io penso di si, voi? In Italia la situazione è rientrata… tranne in Lombardia che ha ancora un sacco di contagi. A quanto ho capito tra metà Giugno e inizio Luglio quasi tutte le frontiere europee aprono”.
- “Esatto. In Repubblica Ceca c’è ancora la quarantena per chi non entra con test negativo, ma credo che le cose cambino”.
- “Ma da qui a fine Luglio, dai…”
Seguono 3-4 giorni di botta e risposta serrati tra Gavu ed Alan, che cercano di vederci chiaro e di farsi anche coraggio a vicenda. A gettare letteralmente benzina sul fuoco è invece il Corriere, secondo il quale sarebbero stati dichiarati impossibili i viaggi per e dalla Norvegia fino al 15 Agosto compreso. Ed io? Beh, io lottavo con i miei fantasmi…
Federico e la quarantena
In Germania, come si era già detto, il virus arriva più tardi, ma una volta arrivato, anche qui la situazione precipita abbastanza in fretta. Seppure non ci sia un vero e proprio lockdown come in Italia, il governo comincia a chiudere tutto, lasciando aperti alla fine soltanto supermercati e panetterie.
Il 16 Marzo chiude i battenti la Volkshochschule che da un giorno all’altro getta nel panico moltissimi insegnanti per i quali questo era molto di più di un semplice secondo lavoro. Si vocivera di aiuti statali, ma non si sa bene in che misura e quando arriveranno, e oltretutto compilare il modulo di domanda online è complicatissimo. Io mi tengo stretto il mio misero lavoro in panetteria che però a causa del covid, tra mascherine e turni ridotti, è diventato un inferno. Teoricamente non è vietato uscire, ma di fatto per strada non c’è un’anima. Io poi in quel periodo abito ancora a Donauwörth, ridente paesino di 20mila anime in cui l’età media della popolazione è l’età pensionabile.
Comincio a deprimermi seriamente. Sulle prime cerco conforto, forse anche un pò stupidamente, nei gruppi whatsapp di amici e colleghi, ma il tentativo si rivela fatale.
- Come state ragazzi tutto bene? Io sto davvero nella merda.
- Embè, da chi lo vuoi, pulisciti.
- wow, che empatia
- Che c’è ti servono soldi?
- Ma che c’entra… non è quello…
- E allora che vuoi? Questo non è il posto adatto per i piagnistei.
Decido di chiudermi in me stesso, abbandonare ogni gruppo e fare letteralmente vita da eremita. Passo le giornate sul divano a guardare serie televisive e a dormire. A salvarmi dal baratro ci pensano i miei amici di Roma, che bloccati in casa dal Lockdown integrale, decidono di riunirsi la sera su una piattaforma online di giochi da tavola per continuare ad avere una qualche parvenza di contatto umano.
Il viaggio in Islanda s’ha da fare!
Il 10 Giugno, dopo un viaggio rigenerante in quel di Rostock, torno anche io a far parte attivamente delle discussioni all’interno del gruppo. Non essendo ancora chiaro se si potrà o meno passare per la Norvegia al ritorno, decidiamo che in caso si sarebbe rimasti qualche giorno in più in Islanda, senza passare dalla Scandinavia. In Islanda invece molto probabilmente si sarebbe potuti entrare senza problemi, ma solo dopo essersi sottoposti ad un test rapido del costo di 100 euro. I primi di Luglio, ad un mese scarso dalla partenza, le notizie cominciano a farsi poi ancora più confortanti. La Norvegia decide di riaprire le frontiere ai cittadini non scandinavi, la tappa ad Oslo non è più in pericolo. Salvo clamorosi capovolgimenti, il viaggio è salvo!
TO BE CONTINUED …