I Geyser, l´ultima tappa del cerchio d´oro

Un viaggio in Islanda alla scoperta della Natura parte 6

Prosegue da qui: Viaggio in Islanda parte 5. Continua il nostro viaggio alla scoperta del cosiddetto “Cerchio d´oro”, il percorso turistico piú famoso d´Islanda. In questa puntata parleremo del bellissimo e rarissimo fenomeno dei geyser.

Cos´è un geyser

Prima di parlare della nostra visita ai geyser, credo che il fenomeno meriti di essere spiegato in modo dettagliato.
Un geyser, infatti, è un fenomeno rarissimo che si manifesta in presenza di una speciale combinazione di fattori geologici e climatici. Per far sì che ci sia un geyser, c´è bisogno di una struttura geologica detta a “sifone”; questa forma a sifone è costituita da rocce permeabili in cui circola l´acqua, circondate da rocce impermeabili, poste nelle vicinanze di una grande fonte di calore, nel nostro caso la camera magmatica di un vulcano. Il tutto chiaramente sottoterra. Si chiama struttura a sifone proprio perché è come se ci fosse un grande sifone (come quello dei lavandini) sotterraneo riscaldato.

Quando l´acqua entra all´interno di questo sifone, comincia appunto a riscaldarsi fino a raggiungere il punto di ebollizione, che per via della profondità e della pressione dell´acqua, è ben più alta dei normali 100 gradi con cui cuciniamo la pasta. A questo punto l´acqua presente nel sifone si espande, spingendone una parte verso l´uscita del tubo. Questo provoca un´improvvisa diminuzione della pressione circostante. L´abbassamento di pressione fa quindi diminuire la temperatura d´ebollizione, che torna ad essere vicina ai 100 gradi. La conseguenza è che l´acqua più esterna del tubo evapora improvvisamente, facendo eruttare il geyser. L’ intervallo tra un’ eruzione e l’altra è dovuto proprio al tempo necessario affinché il condotto, cioè il nostro sifone, si riempia nuovamente.

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L´origine del termine “geyser”

La parola “geyser” proviene dal termine Geysir che a sua volta deriva dal verbo islandese “gjósa” che significa “eruttare in maniera intermittente“. Il nome fu dato probabilmente nel 1846. Quello che abbiamo visitato noi è appunto il geyser per antonomasia, il più antico, e anche quello che dà il nome a tutti gli altri.
Pensate che Geysir può (o sarebbe meglio dire, poteva) produrre getti di acqua e vapore di altezza incredibile: nel lontano 1845 raggiunse un’altezza di 170 metri e, a Giugno del 2000, un’altezza di 122 metri. Nel mondo ci sono soltanto 6 zone caratterizzate da questo tipo di fenomeno:

– il parco nazionale di Yellostone nel Wyoming
– La riserva nazionale della Kamtschatka, in Russia (si, quella del Risiko)
– L´isola a nord della Nuova Zelanda
– EL Tatio, in Cile
– L´isola Umnak, in Alaska
– Haukadalur, in Islanda, che è appunto la zona del nostro geyser

Oltre a Geysir in quest´area ci sono altri 25 geyser attivi. Secondo le prime fonti scritte, risalenti addirittura al 1294, Geysir cominció ad eruttare parecchi secoli prima a causa di un´improvvisa scossa di terremoto. Poi dopo un lungo periodo di inattività, si risvegliò, sempre a seguito di un evento sismico, nel 1630. Ultimamente è tornato inattivo a causa, si dice, dell´enorme quantità di pietre che qualche turista poco intelligente ha gettato al suo interno, modificandone la struttura. Per fortuna a dare spettacolo ci pensa il suo vicino, lo Strokkur, che invece erutta ogni 7 minuti, preciso come un orologio svizzero.

L´umorismo macabro islandese

Ma veniamo finalmente a noi. Dopo esserci appunto lasciati alle spalle il Þingvellir (il parlamento islandese) e le spettacolari cascate a doppio salto, entriamo nella zona dell´Haukadalur, una valle caratterizzata da moltissimi fenomeni geotermali (come appunto fumarole, geyser, solfatare ecc.) per via della sua vicinanza al vulcano Laugarfjall.
Ad accoglierci una sorta di diffusa nebbia, dovuta ai vapori dei geyser, e poi ovviamente l´inconfondibile odore di uova marce, tipico di queste zone. Tutt´intorno si possono notare tante piccole pozzanghere di acqua calda, spesso recintate, per evitare che la gente ci metta i piedi sopra. A questo scopo sono anche stati messi ovunque dei cartelli informativi dal tono velamente sarcastico. Vi si possono infatti leggere frasi del tipo “ricorda che l’acqua è a 80°-90° e scottera malamente”, oppure “non testare la temperatura con le mani, brucierà”. Infine la mia preferita: “il prossimo ospedale è a 62 km”.

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Per un maggiore approfondimenti sul tipico sarcasmo islandese vi rimandiamo a questo articolo:
il particolare umorismo islandese

Il selfie col geyser

Ci avviciniamo quindi allo Strokkur, il geyser che si attiva ogni 7 minuti, e come tutti cerchiamo un posto strategico per cercare di fotografarlo al meglio. Il problema è che fare una foto fatta bene è difficilissimo, un po’ perchè lo spruzzo d´acqua è molto rapido, un po’ perchè i vapori che sprigiona rendono quasi impossibile fare delle foto che siano quantomeno accettabili, soprattutto senza una macchina fotografica adeguata. Senza contare poi che intorno al geyser ci sono appunto una cosa come un centinaio di turisti, se non di più, e tutti vogliono fotografarlo. Ma Alan no, Alan non vuole semplicemente fotografarlo, lui vuole farsi un selfie col geyser, così da poterlo postare su instagram come foto dell´anno. Inutile dire che i suoi tentativi risultano tutti fallimentari, ma in qualche modo la fortuna è comunque dalla sua parte.

Mentre Alan è li che si dispera per i suoi fallimenti, una famiglia di tedeschi, formata dal padre e dalle sue due figlie, ad un certo punto si avvicina a noi. Ci mettiamo quindi a parlare in tedesco, e niente esce fuori che una delle due figlie ha sul suo telefono una foto di Alan col geyser. Praticamente nel tentativo di farsi un selfie in mezzo alla folla, Alan si era messo letteralmente in posa davanti a decine di cellulari, che non volevano certo fotografare lui, ma vuoi o non vuoi, l´avevano fatto. E quindi niente, la ragazza tedesca si scambia il numero con Alan e gli passa la foto su Whatsapp. Senza volerlo, Alan ha il suo selfie col geyser.

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Autore

  • Federico Schopper

    Laureato in lingue e letterature straniere. Attualmente Insegna italiano in Germania, ad Augsburg. Ama viaggiare e venire continuamente a contatto con nuove culture. Nel tempo libero si diletta suonando (male) la chitarra e scrivendo discutibili racconti sulla sua esperienza all'estero.

Federico Schopper

Laureato in lingue e letterature straniere. Attualmente Insegna italiano in Germania, ad Augsburg. Ama viaggiare e venire continuamente a contatto con nuove culture. Nel tempo libero si diletta suonando (male) la chitarra e scrivendo discutibili racconti sulla sua esperienza all'estero.

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